Lascia stare, faccio io. Quante volte da giovane hai sentito questa frase? Ricordi come ti faceva sentire? Sembrava quasi che chi te la rivolgeva credesse che non fossi capace di fare nulla. Ed è proprio questo l’effetto che esortazioni come questa hanno sulla fragile mente di un ragazzo adolescente.
In quel momento della vita, l’adolescente è un giovane adulto che deve ancora costruire a pieno il suo livello di autostima, ecco perché essere deresponsabilizzato anche di gesti piccoli come, per esempio, può essere preparare la pasta per il pranzo, può avere un effetto devastante.
Se sei genitore sarà capitato sicuramente anche a te di dispensare tuo figlio da alcuni compiti che trovavi abbastanza gravosi per lui.
Chiaramente, se lo hai fatto non è stato per sminuire le sue capacità di cavarsela da solo, ma semplicemente perché volevi aiutarlo. Eppure, lo hai visto rabbuiarsi subito di fronte al tuo “lascia, faccio io.” Come se lo avessi offeso a morte.
La comunicazione squalificante, purtroppo, è molto più pragmatica di quanto sembri: ad avere il significato più forte non è la frase in quanto tale, ma sempre il suo sottinteso. Chi la ascolta non pensa immediatamente al fatto di avere una proposta di aiuto, ma si sente di fatto squalificato dallo svolgimento di quel ruolo.
Questo discorso non vale solo per i compiti complessi a cui un’adolescente non aveva mai assolto, ma riguarda soprattutto gli ambiti della vita in cui il tuo giovane adulto dovrebbe (o vorrebbe) essere già esperto: la scuola, lo sport, il rapporto con i coetanei.
Comunicazione squalificante: effetti negativi sugli adolescenti
Proteggere troppo tuo figlio dalle responsabilità può essere deleterio per lui. Ecco perché:
Se tuo figlio ha qualche problema di autostima, il tuo costante supporto potrebbe accentuare questo problema, convincendolo indirettamente di non essere all’altezza delle cose da grandi
Sappiamo che lo fai per il suo bene, ma proteggere troppo tuo figlio dalle responsabilità della vita gli fa solo del male: se vuoi che diventi un adulto sano e consapevole, non abituarlo a delegare.
Lo dice anche un famoso detto popolare: sbagliando si impara. Se vuoi che il tuo giovane figlio impari, devi lasciarlo sbagliare. Anche quando ti sembra che quello che sta per fare non sia nelle sue corde, che non può farcela da solo. Ogni volta che vorresti intervenire per aiutarlo, datti un piccolo morso sulla lingua e resta in silenzio.
Tuo figlio farà sicuramente tanti errori, ma solo questi lo aiuteranno a crescere.
A volte funziona
Come tutti gli atteggiamenti educativi, anche quello della comunicazione squalificante ha un aspetto positivo: questo tipo di strategia comunicativa risulta essere molto efficace nel mitigare la finta sicurezza di adolescenti che si crogiolano nei continui complimenti di genitori un po’ troppo orgogliosi.
Esempio pratico: tuo figlio non si impegna abbastanza a scuola. Non perché non ne sia capace, ma semplicemente perché non ha alcuna voglia di studiare. Fa lo stretto indispensabile e anche gli insegnanti non fanno altro che propinarti la solita frase: è intelligente ma non si applica.
Tu da genitore lo hai sempre elogiato per la sua intelligenza e continui a farlo, pensando così di spronarlo a dare il meglio per confermare la tua visione. Ma questo non succede, perché lui, continua a gonfiare il suo ego con i complimenti della famiglia, convinto che vada già bene cosi.
L’unico modo per scuotere il suo animo tronfio è quello di utilizzare la comunicazione squalificante: digli che il suo atteggiamento ti ha deluso, che ti aspettavi di più. Sentirsi ferito nell’orgoglio servirà a farlo impegnare di più per dimostrarti che avevi torto, lui non era una delusione.
Alla prossima!