Fino ad oggi abbiamo parlato di come affrontare la ribellione adolescenziale in famiglia, per dare ascolto a quei moti che scuotono l’animo di un ragazzo alla continua ricerca della sua identità adulta. Questo tipo di analisi, però, vanno rinnovate alla luce del nuovo concetto di famiglia, che con gli anni è mutato.
Si, perché la famiglia, non è più solo quella composta da mamma e papà naturali: ci sono ragazzi che hanno avuto la fortuna di potersi scegliere una famiglia migliore rispetto a quella che la natura aveva scelto per loro. Ci sono coppie che non hanno avuto la fortuna di fare un figlio in modo naturale ma lo hanno talmente desiderato da decidere di adottarne uno.
Da questo incontro non troppo casuale nascono nuove famiglie che con fatica riescono a costruirsi un rapporto stabile fatto di amore e rispetto reciproco. Il bambino adottato, dopo un po’ di tempo, riesce a riconoscere i suoi genitori adottivi come parte ufficiale della sua famiglia.
I nuovi genitori si trovano ad affrontare un periodo piuttosto difficile, nei primi tempi dopo l’adozione: se il bambino è già grandicello, dovranno aiutarlo a superare il trauma dell’abbandono e poi piano piano fargli capire che non è solo e che c’è sempre un’altra possibilità.
Forse è per questo che solitamente si tende a viziare i figli adottivi: vorreste che si sentissero amati più di tutto e tutti, per dare loro la sicurezza di essere abbastanza, di meritare l’amore di una famiglia.
Adolescenza e figli adottivi: non solo ribellione
Proprio per questo continuo bisogno di conferma, il periodo della ribellione adolescenziale può diventare ancora più difficile da affrontare, quando si è parte di una famiglia non naturale. Ti spieghiamo subito perché:
Durante l’adolescenza, i ragazzi tendono a mettere in discussione i ruoli: può capitare quindi che ragazzi adottati abbiano improvvisamente il desiderio di scoprire le loro origini e ricercare (quando possibile) la loro famiglia d’origine.
Può tornare, anche e soprattutto nei giovani adottati, quel senso di abbandono che ha caratterizzato la loro infanzia. Gli adolescenti che fanno parte di una famiglia adottiva si ritrovano spesso ad avere comportamenti spesso lesivi verso loro stessi ed anche verso gli altri. La ribellione adolescenziale di ragazzi adottati si ritrova spesso ad assumere caratteristiche molto più pericolose: non si tratta più di brutti voti a scuola o qualche assenza di troppo, ma di gesti pericolosi, anche perseguibili penalmente.
C’è chi inizia a rubare, chi fa il bullo con i compagni, chi addirittura si prostituisce. Questi ragazzi arrivano a fare di tutto, quasi a voler dimostrare a loro stessi e agli altri, di non meritare l’amore che hanno avuto la fortuna di trovare.
Ed è proprio in casi come quelli che ho un po’ descritto, che i genitori contattano un terapeuta chiedendo il suo intervento.
La reazione di mamma e papà
Ma come si sentono i genitori adottivi di un adolescente che inizi ad adottare comportamenti cosi distruttivi?
La reazione è sempre la stessa, la maggior parte delle volte: ci si sente inadeguati. Si pensa di non aver fatto abbastanza per dare al loro ragazzo quello di cui aveva bisogno.
Ci sono genitori che restano talmente scioccati dall’atteggiamento dei loro figli da non riuscire più a tenere vivo il legame con loro. Alcuni anzi, mettono in dubbio addirittura la scelta dell’adozione.
Ma come bisogna reagire davanti a queste esplosioni?
Il consiglio migliore che posso darvi è quello di cercare aiuto e concordare, insieme al terapeuta, la soluzione migliore. Scatenare infinite guerre non farà altro che peggiorare la vostra situazione. Cercate sempre un dialogo con vostro figlio, anche quando è difficile. E non vergognatevi mai.
Alla prossima!