Introduzione – Lo specchio non basta
Quando si sente la parola narcisismo, la mente va subito all’immagine del tipo che si fa 120 selfie al giorno, mascella contratta e la frase “new day, new me”.
Oppure alla collega che in riunione ti interrompe solo per raccontarti di come il suo cane sia “il più intelligente del mondo” (spoiler: il cane scambia il divano per una lettiera).
Ma la verità è che il narcisismo non è (solo) questo. Ridurlo a vanità è come ridurre la pizza a “pane con pomodoro sopra”: tecnicamente sì, ma stai perdendo tutto il resto.
Il narcisismo, quello che vediamo in terapia, è una trappola esistenziale: un continuo oscillare tra il voler essere speciali e il sentirsi continuamente inadeguati.
Narcisismo sano vs narcisismo patologico
Narcisismo sano
Un po’ di narcisismo serve. Se non avessimo amor proprio, nessuno si presenterebbe a un colloquio, a un primo appuntamento o al karaoke di paese (e lì sì che serve coraggio!).
- Capacità di piacersi abbastanza;
- Tollerare un rifiuto senza sentirsi annientati;
- Dire “ho sbagliato” senza crollare.
Narcisismo patologico
È una corazza scintillante che nasconde un terrore: “se scoprono chi sono davvero, mi rifiuteranno”.
Il punto non è quanto ti guardi allo specchio, ma quanto sopravvivi se lo specchio ti restituisce un’immagine che non ti piace.
La corazza brillante e il cuore di vetro
Immagina un palloncino gonfiato a elio. Bello, fluttua in alto, attira l’attenzione. Ma basta uno spillo e puff, si affloscia miseramente.
Il narcisista funziona così: dall’esterno sembra gonfio di sé, impenetrabile, quasi arrogante. Dentro, però, vive con la costante paura che qualcuno lo “buchi”, che lo sguardo degli altri riveli la sua debolezza.
E allora indossa una corazza: brillante, rumorosa, spesso fastidiosa.
- Sul lavoro: il collega che in ogni progetto deve dire “senza di me non sarebbe riuscito”.
- In amicizia: l’amico che, se gli racconti un problema, risponde “anch’io… ma peggio”.
- Nei social: i profili che sembrano agenzie pubblicitarie di se stessi.
Dietro questa maschera c’è un cuore di vetro: delicato, terrorizzato dalla vergogna, assetato di riconoscimento autentico.
In terapia
Marco e la presentazione al lavoro
Marco arriva in studio, visibilmente irritato.
Marco: “Il capo non ha apprezzato la mia presentazione. Era perfetta! Non capisce niente.”
(Silenzio. Dopo un po’, la rabbia si scioglie.)
Marco: “Se non vedono il mio valore… forse non valgo niente.”
E lì si apre la voragine. Dietro la facciata arrogante, c’è la paura di essere inutile.
Terapeuta: “Marco, se il tuo valore dipende ogni volta da cosa dicono gli altri, è come se vivessi su una barca senza ancora. Ti senti stabile solo finché il mare è calmo. Cosa succede quando arriva una tempesta?”
Marco: “Affondo.”
Da lì inizia un lavoro tipico della terapia cognitivo-comportamentale (CBT):
- individuare i pensieri automatici (“non valgo niente”)
- riconoscere i comportamenti di compensazione (iper-prepararsi, arrabbiarsi, disprezzare gli altri)
- costruire una base più solida su cui appoggiarsi.
Relazioni: montagne russe senza cintura
Nelle relazioni, il narcisista è pirotecnico: ti illumina la vita come un fuoco d’artificio. Ma spesso, dopo i colori, resta solo il fumo.
Il copione tipico del narcisista in amore
- Idealizzazione: “Sei unica, nessuna è mai stata come te.”
- Svalutazione: “Non sei abbastanza, mi deludi.”
- Fuga: ghosting, silenzio, sparizione improvvisa.
Non è cattiveria: è paura. Più l’altro si avvicina, più rischia di vedere la fragilità che la corazza non può permettersi di mostrare.
In terapia
Anna e il partner “fantasma”
Anna mi racconta del suo compagno:
Anna: “All’inizio era meraviglioso. Messaggi ogni ora, mi chiamava anima gemella. Poi, da un giorno all’altro, il silenzio. Quando ho chiesto perché, mi ha detto che ero troppo appiccicosa.”
Terapeuta: “E tu come ti sei sentita?”
Anna: “Sbagliata. Ho pensato: l’ho rovinato io, l’ho soffocato.”
Qui non serve giudicare il partner narcisista, ma lavorare su Anna: aiutarla a capire che quella sparizione non è colpa sua, ma della difficoltà dell’altro a reggere l’intimità.
Terapeuta: “Anna, se fosse davvero colpa tua, ogni persona che ama con intensità dovrebbe sempre essere lasciata. Ma sappiamo che non è così. Forse il problema non è quanto ami, ma quanto l’altro riesce a sopportare di essere amato.”
Narcisismo ed egoismo: due cose diverse
Molti pensano: “Il narcisista è solo egoista”.
No. L’egoista pensa a sé e basta.
Il narcisista pensa a sé attraverso lo sguardo degli altri.
Vive come in un talent show perenne, con la giuria che cambia umore ogni giorno.
Non è “io valgo”, ma “io valgo se mi applaudi”.
Psicoterapia: missione impossibile?
Si può lavorare con un narcisista? Sì.
È facile? No.
Serve pazienza, ironia e la capacità di non cadere nelle sue provocazioni.
Esempio di seduta
Paziente: “Dottore, lei non capisce niente. Forse dovrei cambiare terapeuta.”
Terapeuta (sorridendo): “Potrebbe essere. Ma guardi che non sarebbe la prima volta che qualcuno mi dice così… e poi resta.”
Il paziente ride. La tensione si abbassa. E si apre uno spazio per dire:
Terapeuta: “Forse, quando sente che non la capisco, la sensazione vera è che nessuno possa capirla davvero. È così?”
Questo è il punto: trasformare lo scontro in occasione di contatto.
Conclusione – Oltre lo specchio
Il narcisismo non è vanità. È una lotta costante per sentirsi all’altezza, mentre dentro si combatte con la vergogna e la paura di essere rifiutati.
Dietro l’apparente arroganza c’è spesso un pensiero mai detto ad alta voce:
“Se mi vedrai davvero, scapperai.”
Il lavoro terapeutico è proprio questo: aiutare il paziente a restare nello sguardo dell’altro, senza fuggire né attaccare.
E scoprire che, forse, non c’è niente da nascondere.
Se ti riconosci in queste dinamiche, non è la fine: è l’inizio di un percorso diverso. La psicoterapia ti aiuta a guardare con occhi nuovi te stesso e le tue relazioni. Più chiaro, più autentico, più tuo.