Oggi parleremo di un fenomeno di questi tempi molto diffuso, che ha minato la salute mentale di molte persone, soprattutto dopo la pandemia. Parliamo, degli attacchi di panico.
L’attacco di panico è una risposta ad una sensazione di ansia eccessiva causata dalla paura.
È proprio attraverso la paura che l’uomo avverte il pericolo e si prepara ad affrontarlo. Quando si ha paura, tutti i sensi e i muscoli sono in allerta, per permettere a chi avverte quelle sensazioni una risposta rapida. La paura è quindi il nostro più grande motore.
Cosa succede però, nella mente umana, quando una paura diventa troppo grande da gestire? Succede quello che succederebbe a qualsiasi essere vivente . Ci si blocca, ci si paralizza.
L’ansia deriva da un’errata percezione del pericolo che abbiamo intorno. Chi soffre di ansia vive costantemente nella paura che qualcosa di brutto possa accadergli. Questa sensazione diventa sempre più forte fino a quando non arriva a rubare completamente la serenità.
Quali sono i processi che mette in atto una persona che soffre di ansia? Vediamoli insieme:
Pensieri disfunzionali: forse non ci avete mai pensato ma in realtà, la prima cosa che si dice ad una persona che soffre di ansia è che pensa troppo. In realtà è proprio cosi. Chi soffre di ansia si focalizza sul pensiero del pericolo e lo fa diventare un suo pensiero costante.
Sbagliata valutazione del pericolo: il pensiero disfunzionale che rapisce la mente di chi soffre di ansia non è altro che la conseguenza di una sbagliata valutazione del pericolo avvertito. Quando una persona ansiosa deve portare a termine un compito, anche quello che può sembrare il più banale, lo vede come un ostacolo insormontabile. Anche la semplice partecipazione ad un evento potrebbe diventare motivo di ansia.
Iperstimolazione: ma perché le persone ansiose vivono la vita in modo cosi complicato? Il problema delle persone molto ansiose è che reagiscono troppo agli stimoli esterni. Chi è ansioso si sente costantemente sovra stimolato, non riesce a gestire le aspettative degli altri o semplicemente non si sente all’altezza.
La persona inizia ad evitare o fuggire dalle situazioni reputate pericolose o se le affronta lo fa solo con qualcuno accanto, in modo da poter avere un supporto in caso di difficoltà.
Entriamo nel vivo della questione parlando di come tutta quell’ansia possa, per molti, trasformarsi in un attacco di panico. Gli attacchi di panico rappresentano, per chi soffre di ansia, l’apice della sintomatologia.
L’attacco di panico si presenta come un’improvvisa ed intensa paura in assenza di un reale pericolo. La sintomatologia raggiunge l’apice in pochi minuti, è intensa e dura non più di 20 minuti, a volte anche meno.
Nonostante sia così breve, lascia un segno profondissimo nella mente della persona, la quale inizierà a sviluppare una certa attenzione per tutti quei sintomi fisici che gli ricordano quella bruttissima sensazione. Questa attenzione lascerà l’individuo in uno stato di perenne allerta esponendolo di fatto a possibili ricadute.
Si può avere paura delle azioni più semplici, come prendere il treno, la metro, andare al cinema, guidare la macchina ecc… Un semplice capogiro può sembrare l’inizio di un nuovo attacco.
La paura porta la persona a fuggire dalle situazioni reputate pericolose , evitare luoghi “poco sicuri” o affollati e magari chiedere la presenza costante di un amico o di un familiare (come ansiolitico) per i vari spostamenti. Tutto questo non fa altro che peggiorare la sintomatologia e mantenere nella mente di chi ne soffre una perenne sensazione di vulnerabilità.
Come riconoscere un attacco di panico?
I sintomi tipici dell’attacco di panico sono i seguenti:
- Palpitazioni, battito cardiaco accelerato o battito cardiaco accelerato.
- Sudorazione.
- Tremore o agitazione.
- Sensazioni di mancanza di respiro o soffocamento.
- Sentimenti di soffocamento.
- Dolore o fastidio al petto.
- Nausea o disturbi addominali.
- Sensazione di vertigini, instabilità, stordimento o svenimento.
- Brividi o sensazioni di calore.
- Parestesie (sensazioni di intorpidimento o formicolio).
- Derealizzazione (sentimenti di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi).
- Paura di perdere il controllo o di “impazzire”.
- Paura di morire.
Alla prima apparizione dei sintomi, la prima cosa da fare è escludere che tali sintomi siano la conseguenza di un problema fisico.
Una volta esclusa questa possibilità, il consiglio migliore che posso dare è quello di rivolgersi ad uno psicoterapeuta. La psicoterapia permette di rompere quei meccanismi che mantengono il disturbo d’ansia, questo lo si fa lavorando sia sui pensieri negativi che portano la persona a sovrastimare la minaccia, sia sui comportamenti difensivi attuati (evitamenti, fughe, ecc…) comportamenti che a breve termine permettono un lieve sollievo ma che a medio termine risultano essere una gabbia per l’individuo.
Una psicoterapia ben condotta permetterà una rapida risoluzione dei sintomi e permetterà un progressivo ritorno alla normalità.
Alla prossima!