Fino ad ora ho parlato di divorzio da vari punti di vista, per cercare di prendere in considerazione tutti i possibili punti di vista: quello di figli, famiglia, nuovi partner e nuovi fratelli.
Le vite coinvolte in un divorzio non sono solo quelle dei partner che decidono di porre fine alla loro relazione. Ad essere coinvolte sono tutte le persone che volente o nolente fanno parte di quel nucleo familiare.
Se ci sono dei figli, poi, la situazione diventa ancora più difficile da gestire. Un genitore che decide di separarsi non può e non deve tenere conto solo dei propri sentimenti e della propria rabbia. A prescindere da quanta rabbia si posa provare per il partner, il focus di un genitore deve essere sempre il bene del proprio figlio.
Scegliere di scappare subito dalla casa che si è condiviso con il partner potrebbe sembrare la soluzione migliore e soprattutto la più veloce per risolvere i propri drammi. Questa però, risulta essere una scelta piuttosto egoistica.
Come affrontare la separazione in base all’età dei figli
Come ci si deve comportare quando si affronta una separazione e si ha un figlio in comune? Questa è la domanda più difficile a cui rispondere perché è sempre complicato vestire i panni di qualcun altro e cercare di capire cosa quella persona sta provando in quel momento.
Per rendere il percorso verso la separazione facile e meno traumatico possibile per tutti i componenti della famiglia, ho deciso di creare una piccola guida.
In questa guida potrai avere qualche consiglio su come organizzare i tempi e le giornate senza sconvolgere troppo la quotidianità dei figli. Capirai, però, che ad età diverse corrispondono esigenze diverse.
Ho quindi deciso di classificare i miei consigli in base all’età.
0 – 2 ANNI
Partiamo dal principio: se il tuo bambino ha meno di due anni avrà tantissimo bisogno del contatto fisico di entrambi i genitori. Separarlo precocemente da uno dei due a causa della separazione potrebbe quindi portare a difficoltà nel suo sviluppo, soprattutto riguardo l’aspetto cognitivo.
È importante cercare di rendere il distacco meno traumatico dando la possibilità al piccolo di vedere entrambi i genitori. Di sera, soprattutto, che è il momento in cui il bambino si sente più vulnerabile, è consigliato non modificare troppo la sua routine.
Se per esempio ci sono dei giorni in cui deve tenerlo il genitore che ha lasciato il nucleo familiare, è sempre meglio lasciare che il bimbo dorma casa sua.
2 – 5 ANNI
Se il bambino ha più di due anni le cose diventano leggermente diverse. Il bimbo ha percezione del sé e dei genitori che sono altro da se e riesce quindi a comprendere la lontananza di uno dei due. Potrebbe però sviluppare una qualche forma di colpevolizzazione e sentirsi la causa del divorzio.
Dai due anni in su è possibile passare una notte nell’appartamento del genitore non residente. Dai tre anni le notti possono diventare due. Se il genitore non residente è qualche volta manchevole, è importante tenere viva la presenza con videochiamate.
6-8 ANNI
Se il bimbo ha dai sei agli otto anni le sue preoccupazioni possono essere maggiori e potrebbe manifestare depressione rabbia o tristezza. Il distacco dal suo ambiente potrebbe portare a gravi scompensi emotivi. A quell’età un bimbo inizia ad avere confronto con gli altri ed instaurare legami.
Per non alterare troppo il suo equilibrio potrebbe essere una buona soluzione quella di alternare la residenza (magari una settimana ciascuno) presso entrambi i genitori.
I bimbi un po’ più grandi sono ancora più consapevoli del distacco e pretenderanno avere delle spiegazioni. I tempi tra i due genitori vanno divisi equamente, magari dividendosi secondo gli impegni di entrambi.
Capisco che queste “regole” si scontreranno a volte con situazioni specifiche che le renderanno scarsamente applicabili, usatele come bussola, ricordando che l’obiettivo sarà sempre quello di permettere a voi e a i vostri figli una vita quanto più serena possibile.
Alla prossima!